La Frazione di Torrepaduli

Ultima modifica 5 gennaio 2018

Il nome di questa piccola frazione di Ruffano, Torrepaduli, trae origine da due elementi: le tre torri, o l'unica torre come sostengono alcuni, che costituivano l'antica fortezza, e la palude circostante .

Le torri, struttura di difesa ed asilo per i contadini sparsi per le campagne in tempi d'incursioni piratesche, rimangono, comunque, nella memoria, poiché non vi è traccia delle loro vestigia; la palude o padula, poiché Torrepaduli si estende nella vallata, venticinque metri più in basso di Ruffano, dal quale dista meno di un chilometro.

Gli storici pongono il suo momento storico tra il tre e il quattrocento e legano questo luogo a Maria Enghein, figlia del conte di Lecce, Giovanni. Ella eredita la contea alla morte del fratello Pietro (1384) e, a seguito del matrimonio con il Principe di Taranto, dona ai frati francescani di S. Caterina in Galatina l'intero feudo. Le vicende storiche successive vedono passare lo stesso feudo nelle mani di diversi beneficiari o acquirenti, baroni e principi, lungo i vari secoli fino al tardo ottocento.

Tuttavia, anche se all'ombra di Ruffano in qualità di frazione, Torrepaduli mantiene sempre la propria identità, sviluppando usi e costumi caratteristici. Ancora oggi, tradizioni e cultura a Torrepaduli si coniugano con la vivacità creativa della sua gente che ha assorbito i mirabili tesori delle civiltà succedutesi sul suo territorio, quella greco-bizantina e latino-spagnola, portandole a sintesi inattese di autentica storia mediterranea.

Al retaggio della civiltà greco-bizantina si richiamano la passione per la danza ed il suono del tamburello. La danza delle spade o mimo danza durante la festa di San Rocco, nei giorni 15 e 16 Agosto, è uno dei pochi casi ancora presenti in Europa e richiama migliaia di turisti e pellegrini ed è, ancora oggi, oggetto di analisi da parte degli studiosi di tradizioni popolari. Torrepaduli, tuttavia, non è solo storia e tradizioni popolari: essa è in grado di offrire, al visitatore, pace e ristoro spirituale presso il Santuario di San Rocco, le bellezze artistiche delle sue Chiese alla maniera Leccese e, perché no, la produzione artigianale del luogo, costituita da manufatti e prodotti della terra.

Ancora oggi, durante la tradizionale fiera di San Rocco, è possibile acquistare il tradizionale ventaglio con l'effigie del Santo, le zagareddhe (nastri colorati) con cui adornare le biciclette, le moto ed i riccioli dei bimbi, portati a spalla dai genitori nella calca della fiera, la copeta (un tipo di ottimo torrone) e ristorarsi consumando il pezzetto (pezzi di carne preparati con gustosi intingoli), quindi ritornare a casa portando il proprio fazzoletto passato sulla statua del Santo in segno di benedizione.


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